Durante l’estate del 2021 ho ricevuto una telefonata dall’Ufficio Centrale in cui mi si chiedeva se mi sarebbe piaciuto partecipare a un evento internazionale organizzato da IEEE. Non avendo molta esperienza in questo tipo di situazioni, sul momento mi sono quasi tirata indietro, ma poi mi è stato detto che proprio la Presidente Generale aveva chiesto di me per rappresentare la nostra associazione per questo intervento. Al che ho parlato anche con il Presidente della Sezione AEIT Toscana-Umbria, ing. Alberto Reatti, e ho pensato che, in effetti, chi poteva parlare con cognizione di causa della situazione delle donne nell’Ingegneria meglio di una persona che fa parte di questo gruppo? Qual era l’argomento? L’impegno di AEIT in ambito STEM (Science, Technologies, Engineering and Mathematics - Scienza, Tecnologia, Ingegneria e Matematica) e WIE (Women In Engineering - Donne in Ingegneria). Avevo alcune idee, ma fui contattata dall’ing. Debora Stefani per parlare più approfonditamente di quello che era stato fatto da AEIT e di quello che si poteva ancora fare. Mi disse che avrei potuto parlare della mia esperienza da ingegnere donna e che avrei, così, reso più personale il mio intervento. Ora, chi mi conosce, sa che non amo essere al centro dell’attenzione, ma, siccome l’argomento mi è molto caro, pensai che non ci sarebbe stato niente di male nel raccontare il mio percorso. Decisi che sarei diventata un ingegnere quando, a 6 anni, vidi mio padre che stava progettando l’impianto elettrico di una struttura. Cominciai a fargli domande su domande, poi andai da mio nonno - un elettricista - e cominciai a fare domande anche a lui; non contenta, mi rifugiavo nel laboratorio di un dipendente della ditta di famiglia, che si occupava di riparazioni di telefoni e centraline di allarme. Insomma, era diventata una specie di ossessione. La maggior parte delle persone pensava che fossi troppo piccola per aver già deciso cosa fare nella mia vita e probabilmente tutti pensavano che avrei cambiato idea: una bambina che vuole fare l’ingegnere? Che idea strampalata! Ecco, questo può sintetizzare tutto il mio percorso dalle scuole elementari in poi. L’idea balorda che una bambina, una ragazza aveva di diventare ingegnere, di progettare qualcosa e di vederlo realizzato. Con questa mentalità mi sono dovuta scontrare più volte, purtroppo anche in ambiente universitario. Come molte altre colleghe, ho dovuto lottare contro i pregiudizi di professori che pensavano che l’Ingegneria non fosse un settore adatto alle donne. Esami resi ancora più difficili per il solo fatto di essere donna, per temprarmi, così dicevano alcuni “docenti”. I miei colleghi di studio, fortunatamente molto più illuminati di alcuni professori, si sono schierati sempre dalla parte mia e delle mie (ben poche) colleghe. Con mia grande gioia ho trovato diversi professori che non pensavano per stereotipi, ma anzi mi hanno sempre spronato ad andare avanti e credere in me stessa e proprio uno di loro, l’ing. Pietro Antonio Scarpino, mi parlò per la prima volta di AEIT. Rimasi molto impressionata dalla quantità di manifestazioni che venivano organizzate e, quando mi fu chiesto di entrare a far parte del Consiglio di Sezione, mi dichiarai subito disponibile per dare una mano e dal 2018 sono Segretario di Sezione. 36 AEIT • numero 1/2 La sigla STEM è entrata sempre più nel mondo del lavoro, ma siamo sicuri di conoscere tutto ciò che sta dietro ad essa? Sono trattate le principali nozioni su questo mondo “al femminile” e alcune reali esperienze di donne nel settore. Vengono inoltre sottolineate le iniziative AEIT in merito allo STEM Donne e STEM: lavori in corso Giulia Nerozzi AEIT Sezione Toscana e Umbria
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