La Neuroingegneria o Ingegneria Neurale come spesso viene riportata in inglese (Neural Engineering o Neuroengineering) è un'area di ricerca di recente introduzione e definizione. Solo nel 2006 in un editoriale [1] della rivista di riferimento (Journal of Neural Engineering), il capo editore, Prof. Dominique Durand della Case Western University, Cleveland, introduce una chiara definizione di questa disciplina. Egli scrive “It is only recently that the term Neural Engineering or Neuroengineering first appeared. The emergence of this new field can be attributed to the recognition that engineers, neuroscientists and clinicians should be working together to address the problems associated with the complexity of the nervous system”. L’interessante dell’incipit di questo editoriale è proprio il riconoscimento che per affrontare la complessità del cervello servono le competenze di ingegneri, neuroscienziati e clinici. Subito dopo la definizione: la Neuroingegneria è un’area di ricerca interdisciplinare ed emergente che mette in sinergia metodi neuroscientifici e ingegneristici per analizzare e studiare le funzioni del sistema nervoso e per progettare soluzioni ai problemi associati a limitazioni e disfunzioni di tipo neurologico. Si pensi, come primo esempio, alle neuroprotesi (arti artificiali collegati con il sistema nervoso) e ai sistemi elettronici che sostituiscono funzioni sensoriali (per es., l’orecchio bionico). Subito a seguire, nel 2008 un gruppo di ingegneri e scienziati dell’Università dell’Illinois di Chicago scrivono un altro editoriale [2] in cui commentano quanto proposto dal Prof. Durand proponendo una migliore definizione di quest’area di ricerca emergente. La Neuroingegneria utilizza metodi propri dell’ingegneria per comprendere, riparare, migliorare, o sfruttare le proprietà del sistema nervoso sviluppando una ricerca scientifica orientata a sviluppare promuovendo interfacce tra i sistemi neuronali naturali e componenti artificiali. I temi specifici qui presentati rientrano evidentemente in questa definizione. Se si guarda però un po’ più indietro nella storia di questa nuovissima disciplina, troviamo i primi tentativi e le prime attività di ricerca già a partire dalla fine degli anni ’90 e all’inizio del nuovo millennio. E, magari con sorpresa, scopriremo che l’Italia è stata ed è tuttora protagonista. Alla fine degli anni ’90 si sviluppa, presso l’Università di Genova, un gruppo di ricerca, coordinato dal Prof. Massimo Grattarola1 che, partendo da studi e ricerche di bio-elettronica comincia a parlare di Neuroingegneria. Viene organizzato un primo workshop nel 2001 e l’anno successivo la prima scuola di Neuroingegneria2. È proprio grazie alle intuizioni del Prof. Grattarola che a Genova e in Italia si sviluppa una rilevante attività in questa a22 AEIT • numero 5/6 Interfacce neuro-elettroniche e Brain-on-a-chip Sergio Martinoia, Michela Chiappalone, Martina Brofiga, Paolo Massobrio Università degli Studi di Genova 1 https://en.wikipedia.org/wiki/Massimo_Grattarola 2 https://www.neuroengineering.eu 3 https://www.nicolelislab.net Per affrontare la complessità del cervello servono le competenze di neuroscienziati, ingegneri e clinici. A tale scopo è nata la Neuroingegneria, disciplina che coniuga i metodi dell’ingegneria con problematiche neuroscientifiche, al fine di sviluppare terapie di supporto e alternative in caso di danno neurologico
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