so e più leggero dell’acqua, tenderebbe a galleggiare; la seconda funzione è di tenere il coke sotto forte pressione meccanica, che ne incrementa ulteriormente la conducibilità elettrica. La figura 4 mostra l’elettrodo in pianta, mettendo in evidenza la possibile disposizione di tre barre in grafite e le loro connessioni. Tuttavia, tale progetto porta a un elettrodo estremamente pesante (decine di tonnellate), e pertanto non semplice da posare sul fondale, in particolare se questo sia roccioso o molto irregolare, perché potrebbe richiedere la realizzazione di una “massicciata”. Inoltre, divengono fondamentali analisi dettagliate dei carichi strutturali che possono essere sopportati dal fondale, per prevenire sprofondamenti o ribaltamenti, in particolare se la posa, come frequente in Italia, avviene in zona sismicamente attiva. Il pregio principale di questa soluzione è di essere ben più resistente alle interferenze con attività di pesca o con impatto di ancore (di peso limitato). Protezione fisica degli elettrodi Gli elettrodi marini sono per definizione tali se installati distanti dalla costa, normalmente ad almeno 100 m [9]. Pertanto, essi non possono beneficiare di alcun genere di protezione fisica, a differenza degli elettrodi di tipo costiero, installati sulla battigia, o di tipo “a bacino”, installati in un bacino naturale o artificiale, e compartimentati rispetto al mare aperto. Di conseguenza devono essere adottate misure di protezione fisica, o sviluppando tipi di elettrodo protetto by design, oppure aggiungendo misure di protezione addizionale. Tali misure non sono in grado di annullare completamente il rischio di danneggiamento: ad esempio l’impatto con l’ancora di una grossa nave commerciale che “ara” il fondale marino durante una tempesta, così come il sabotaggio intenzionale. In letteratura sono stati riportati svariati danneggiamenti. Le cause più comuni sono: • Impatto con ancora di navi commerciali/militari. • Impatto con ancore di imbarcazioni da diporto/da pesca. • Impatto con reti da pesca a strascico, o similari. • Interazione con sommozzatori dilettanti. L’ultima fattispecie è la meno problematica, giacché i sommozzatori dilettanti di rado sono abilitati a scendere oltre i 30 m: pertanto l’interazione è poco probabile; inoltre, a quelle profondità non c’è quasi luce, sicché è inverosimile che qualcuno raggiunga l’elettrodo per fatalità. Molto peggiori sono le prime tre fattispecie: l’impatto con l’ancora di una nave commerciale, che può arrivare a pesare 20 tonnellate, può facilmente distruggere anche strutture elettrodiche molto robuste. Le zone elettrodiche sono però chiaramente indicate sulle carte nautiche, e interdette alla navigazione, per cui il rischio è limitato. Per quanto riguarda reti da pesca e ancore di piccoli natanti, la situazione si differenzia sulla base del tipo di elettrodo. q Strutture in cemento con grafite e coke: sono “autoprotette per design”, dal momento che il loro peso rende lo spostamento praticamente impossibile e il danneggiamento assai improbabile. Per dare un riferimento, il modulo di elettrodo descritto in [8] presenta un peso a secco di 935 kN (circa 95 tonnellate). q Reti in titanio alloggiate su strutture di supporto in plastica/fiberglass: qui una struttura protettiva è indispensabile, dal momento che il peso è molto inferiore rispetto al caso precedente. Una prima barriera può essere realizzata disponendo un congruo numero di tetrapodi in calcestruzzo tutto attorno all’elettrodo (figura 5). In questo modo, l’impatto della rete a strascico sull’elettrodo è presumibilmente evitato, perché la rete si strappa sui tetrapodi. Eventualmente una soluzione ulteriore può essere di tendere una fune che connetta tutti i tetrapodi, alla quale si aggancino le eventuali ancore che vengono trascinate sul fondale. Ulteriori strutture protettive potrebbero essere sviluppate, ma la più efficace appare essere la fune tesa tutto attorno all’elettrodo. Problematiche di installazione Il peso ha un forte impatto anche sull’installazione di un elettrodo marino. Mentre un leggero modulo in titanio ricoperto può essere installato quasi ovunque, le strutture in cemento con grafite e coke sono più problematiche per i seguenti motivi: • i carichi sopportabili dal fondale vanno determinati a priori, per evitare sprofondamenti o rotazioni dei moduli; • il fondale marino deve necessariamente essere pianeggiante, dal momento che strutture pesanti non possono essere installate in pendenza; • il fondale marino deve essere uniforme (cioè non devono essere presenti rocce sporgenti, ecc.), per evitare concentrazioni di peso in aree limitate, che porterebbero a rapido danneggiamento dei moduli (figura 6). Se il fondale marino presenta scarsi carichi sopportabili, diventa necessario sviluppare strutture con un’ampia superficie di base, per prevenire sprofondamenti. Una possibilità è proposta in [8], e rappresentata nelle figure 3 e 4, con la ba18 AEIT • numero 7/8
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