Nuovi paradigmi della tecnica stereospecifica continuarono ad arrivare dai laboratori di Natta realizzati in gran parte al Politecnico di Milano [8-9]. Sul versante applicativo gli studi di Natta hanno portato all’individuazione di nuove tipologie di polimeri di rilevanza industriale. Si ricordano il polipropilene isotattico impiegato nella produzione di materie plastiche dagli svariati impieghi, dall’ambito automobilistico agli elettrodomestici e ai prodotti per la casa, dall’edilizia agli imballaggi rigidi e flessibili e di fibre; i copolimeri a base di etilene e propilene e il polibutadiene 1,4-cis, due importanti elastomeri sintetici e il poli-1-butene isotattico, (Figura 4). Le fibre polipropileniche hanno la stessa resistenza alla trazione del nylon, ma presentano maggiore elasticità, mentre le gomme consentono maggiori allungamenti elastici reversibili rispetto a quelle tradizionali e reagiscono meglio all’invecchiamento. L’importanza di questi polimeri dal punto di vista commerciale è evidente dal fatto, che la produzione mondiale di vari tipi di polipropilene occupa il secondo posto come polimero consumato al mondo (come plastica e fibra), e le gomme etilene-propilene occupano il secondo posto nel mercato delle gomme. Le gomme sintetiche prodotte prima della scoperta di Natta presentavano proprietà nettamente inferiori rispetto a quelle della gomma naturale, in quanto possedevano una struttura non regolare. Con i catalizzatori sviluppati da Natta si è prodotta la prima gomma sintetica dotata di una struttura e di proprietà del tutto analoghe a quelle della gomma naturale. Inoltre, prima della scoperta di Natta i polimeri del butadiene potevano raggiungere discrete caratteristiche meccaniche solo tramite l’addizione di cariche minerali rinforzanti, mentre il polibutadiene 1,4-cis sintetizzato nei laboratori del Politecnico fornisce prodotti dalle caratteristiche meccaniche ed elastiche paragonabili a quelle della gomma naturale, nonostante la vulcanizzazione avvenga in assenza di cariche. Inoltre, il prezzo decisamente basso delle materie prime utilizzate, e le rese molto elevate ottenute nella polimerizzazione, che si realizzava anche a pressione atmosferica, favorirono, da subito, un deciso interesse industriale per la sintesi di questi polimeri. Il polipropilene nella nostra vita quotidiana Il polipropilene è presente sul mercato con diverse denominazioni che differiscono per natura chimica e per morfologia e che possono essere sia omopolimeri (solo propilene), che copolimeri (con altri monomeri) [10-15]. I diversi tipi di polipropilene hanno le seguenti denominazioni: polipropilene compatto (in lastre o fogli); polipropilene espanso (con cellule chiuse piene d’aria); polipropilene alveolare (con due strati di fogli di polipropilene con all’interno degli alveoli vuoti); fibre di polipropilene (filo o fiocco). Le proprietà meccaniche, termiche, elettriche e chimiche che portano alla scelta del polipropilene, comuni alle diverse tipologie di polimero e utili a tutti gli usi, e che ne hanno decretato il successo, sono: la resistenza agli agenti chimici (non attaccato da acidi, basi, solventi organici, petrolio e grassi); la resistenza agli agenti atmosferici, all’abrasione e all’usura; la possibilità di essere riutilizzato più volte, la riciclabilità al 100% e la lunga durabilità; la bassa densità (è molto leggero); il buon isolamento termico; l’alto punto di fusione con buona resistenza ad alta temperatura; l’inattaccabilità dall’acqua (è idrorepellente); la buona resistenza meccanica e all’urto; è facilmente processabile e stampabile; ha un buono aspetto superficiale e un buon rapporto costi/prestazioni; la possibilità di modificarne le caratteristiche attraverso l’utilizzo di una vastissima gamma di cariche, rinforzi e additivi. Gli eventuali svantaggi del polipropilene sono la bassa resistenza alle radiazioni UV, la degradazione ossidativa in presenza di alcuni metalli, l’alterazione da parte di solventi clorurati e aromatici, la difficoltà all’incollaggio, la scarsa resistenza alla fiamma e il forte ritiro post-stampaggio. Il polipropilene può essere lavorato tramite tutti i principali processi di trasformazione: il soffiaggio, l’estrusione (film, fogli, termoformatura), lo stampaggio per estrusione, il soffiaggio e iniezione, lo stiramento e la filatura. Lo stampaggio a iniezione è più usato per manufatti per case farmaceutiche e macchine, mentre il soffiaggio per bottiglie e flaconi. L’omopolimero è utilizzato in gran parte per oggetti casalinghi; i copolimeri e compound (miscele con altri polimeri e additivi), che migliorano le proprietà dell’omopolimero isotattico soprattutto a bassa temperatura, sono impiegati soprattutto in manufatti che vanno all’esterno. In Italia il polipropilene è prodotto da LyondellBasell a Ferrara e Brindisi, che è anche il primo produttore al mondo e da Borealis, che è una delle medio-grandi aziende mondiali del settore, che produce a Monza solo compound (utilizzano il polipropilene che viene prodotto in altri luoghi). Il polipropilene per le sue ottime proprietà, ha trovato vaste applicazioni per condutture, contenitori, parti di apparecchi elettrici, parti di apparecchiature resistenti sia agli agenti chimici sia al calore e per la preparazione di fibre tessili. Si riportano di seguito le parole di Massimo Covezzi (senior vicegennaio/febbraio 2023 69
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