Rivista AEIT mag-giu 2023

Misure Conclusione Gli autori di questo lavoro si onorano di riportare a titolo di conclusione, un ricordo del professor Mariano Cunietti scritto dal professore emerito Riccardo Galetto, dell’Università degli studi di Pavia. Primo giugno 1964. Il giorno prima ho terminato il servizio militare come sottotenente del Genio presso la Caserma Bixio di Pavia e, come da consuetudine acquisita sotto le armi, alle 8 in punto vado al Politecnico e suono al campanello dell’Istituto di Geodesia, Topografia e Fotogrammetria. Mi aprono i due bidelli, Lasia e Reguzzoni, che stanno passando la segatura umida sui pavimenti; mi guardano un po’ sorpresi e mi dicono: “Qui, fino alle 9 non viene nessuno”. Attendo. Alle nove arriva il Prof. Cunietti; lo saluto con deferenza. Lui, intuendo il mio imbarazzo, subito cerca di mettermi a mio agio con un “diamoci del tu, qui usa così”. Poi, stante la scarsità di uffici nell’Istituto, mi ospita nel suo studio, facendo portare un tavolo da disegno che mi farà da scrivania. L’accoglienza amichevole e lo sguardo pacificante dei suoi occhi azzurri mi danno un profondo senso di serenità, dopo 15 mesi di “signorsì, comandi signor capitano, attenti, riposo, di corsa, ecc.”. Così, fin dal primo giorno, l’allievo incomincia il suo percorso all’ombra, in vero in tutti i sensi non trascurabile a quei tempi, del suo maestro. Quei primi anni della mia vita universitaria, trascorsi con Cunietti, che mi iniziava alla difficile arte del misurare, mi hanno formato e mi hanno fatto apprendere il significato del rigore scientifico, della pazienza per arrivare a un risultato esente da dubbi, nel non accontentarsi del “quasi”, nel perseguire sempre la migliore qualità nella ricerca scientifica. Nei dieci anni che ho trascorso al Politecnico, prima della mia migrazione all’Università di Pavia, si stabilì tra noi un’amicizia profonda, una stima reciproca, una collaborazione piena e fattiva e anche una certa complicità nel muoverci nelle acque non sempre calme del mondo universitario. Lascio ad altri ricordare i tanti meriti scientifici del Professor Cunietti. Preferisco ricordare la sua grande umanità, la pazienza che ha sempre avuto con tutti, la serenità con cui affrontava gli innumerevoli contrattempi causati dalla burocrazia universitaria e anche, talvolta, da qualche disattenzione dei suoi collaboratori. Questa serenità gli derivava, io credo, dal suo grande rigore morale, che si basava, come ebbe a dirmi in un momento di grande confidenza, su una regola di vita molto semplice: rispettare i dieci comandamenti. Sono stato vicino al Professor Cunietti durante il periodo della malattia, che alla fine lo ha vinto, ma la serenità, lo sguardo acuto e nello stesso tempo dolce dei suoi occhi azzurri non lo hanno mai abbandonato. Ho avuto moltissime occasioni per ammirare il suo sapere scientifico, ma quello che più mi piaceva in Lui era la capacità di comunicarlo e di farcene partecipi senza montare in cattedra, il saper prendersi in giro, come quando seriosamente mi disse “Sai Galetto, c’è una statistica che dice che il 50% delle statistiche sono sbagliate”. Questo era Cunietti, o almeno quello che io ricordo, con la più grande ammirazione, con grandissimo affetto, perché, oltre che un vero maestro, è stato per me un amico nel senso più vero e profondo che può avere questa parola. maggio/giugno 2023 29 [8] A. 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