vergenza di missione e interessi. A modo di inciso, osserviamo che un intero capitolo è dedicato al motore a induzione in corrente alternata, realizzato da Galileo Ferraris due anni prima di Nikola Tesla (anche il contributo di Guglielmo Marconi a radiodiffusioni e telecomunicazioni è adeguatamente riconosciuto). Purtroppo, come spesso accade, fra i precursori di Alexander Graham Bell per il telefono, viene menzionato solo il tedesco Johan Philipp Reiss e nessun altro, tantomeno il nostro Antonio Meucci, inventore abitualmente negletto fuori dall’Italia. Questa deprecabile trascuratezza - nonostante l’acribia scientifica e le ricerche d’archivio di Basilio Catania - era già stata lamentata in un lavoro AEIT, una decina di anni fa [13]. Tecnoscienza, IA e discipline umanistiche Registriamo troppo spesso titoli giornalistici di questo tenore: “È finita l’età degli ingegneri” [sic, senza punto interrogativo]. Oppure, (ri)leggiamo preoccupazioni del tipo: “[L’autore] si domanda in che modi e in quale misura questa progressiva ‘artificializzazione’ dell’essere vivente rischi di coinvolgere la nostra specie stessa, l’uomo in quanto persona”. Se questo timore suona attuale, riveliamo che è la citazione del risvolto di copertina di Italo Calvino [14, p. 180] per il saggio L’uomo artificiale (Einaudi, 1959) del biologo Jean Rostand, figlio dell’autore del Cyrano. (Calvino, attentissimo alla scienza, era del tutto alieno da atteggiamenti catastrofistici). Insomma, niente di nuovo sotto il sole. In [6], si sottolineava come approcci ingegneristici possano risolvere prima che si presenti il teorico dilemma del trolley14, usualmente evocato quando si affrontano problemi di ordine morale. L’esperimento mentale rappresenta una situazione interessante da un punto di vista filosofico, ma non realistica. In chiave moderna, non è altro che il problema dell’auto a guida (più o meno) autonoma, al quale bisogna ovviamente fornire soluzioni tecniche, che gli ingegneri sanno individuare benissimo: quando una casa automobilistica seria progetta un veicolo di questo tipo, traduce un problema di filosofia etica in un problema pratico di ingegneria e sicurezza. Riflettendo su questi e altri temi similari, ci pare di potere affermare che la professione dell’ingegnere - non a caso, dal latino ingenium - sia completa, in quanto riesce ad abbinare l’ars15 dei Latini (téchne dei Greci) - perizia, il saper fare, la capacità dell’apprendere facendo (learning by doing o esperienze verificate) - con quella fondamentale della scientia avanzata, del sapere scientifico e delle sue basi, dell’epistéme. Anche un bravo medico (soprattutto se chirurgo) integra ars e scientia, sia pure con livelli di incertezza cognitiva e rischio operativo maggiori, peraltro avvalendosi di apparati e strumentazioni di ingegneria sempre più raffinati. Benché, oggi, con il ricorso all’analisi strumentale in modo talora esasperato, si arrivi, non di rado, a situazioni di iperdiagnosi e iperterapia. Insomma, tra ars e scientia non dovrebbero esserci né iato né dualismo, piuttosto se ne dovrebbero concretizzare a modo di sintesi tanto il pensiero critico basato sul metodo, sul ragionamento e sui fondamentali, quanto la capacità di sviluppare modelli e strumenti generali, multidisciplinari e interdisciplinari. Non secondariamente, il modo migliore per apprendere un concetto è quello di metterlo in pratica. Questo approccio, reso bene dagli anglicismi learning by doing, hands-on learning, learning through experiments, funziona anche da catalizzatore per la sintesi auspicata, ovvero di una attitudine pragmatica parecchio lontana dal retaggio neoidealistico da cui la maggior parte delle scuole italiane è tuttora afflitta. Ci sarebbe quindi da sperare che il ruolo di ingegneri16 e delle discipline STEM possa riprendere ancor più vigore. Anzi, la nostra opinione è che l’acronimo STEM dovrebbe essere attualizzato in STEAM, in modo da includervi, in una prospettiva sistemica più ampia, la “A” di arts. Le radici analitico-matematiche: dall’ICT all’IA Il paragrafo è frutto delle riflessioni su temi che partono dall’intersezione tra matematica, elettronica e ICT (Information and Communications Technology) per arrivare all’IA. Pur ricordando che questo è un articolo di rassegna che non ha pretese di completezza o di approfondimento, il box successivo fornisce una veloce panoramica di matematica etichettabile, ambiziosamente, come unificante, dove l’attributo significa applicabile a più campi, al di là dei linguaggi settoriali, che spesso risultano divisivi. L’aggettivo è valido nonostante la molteplicità degli schemi di ragiona18 AEIT • numero 3/4 14 Il problema del trolley o del carrello ferroviario deriva da un esperimento di etica mentale formulato da Philippa Ruth Foot nel 1967. 15 Ovviamente, con ars non si intende né la pura manualità né le abilità artigianali più semplici. 16 Ingegnere in questo contesto è inteso in senso lato e ampio, un po’ come engineer nel Nord America, che non implica necessariamente una laurea in engineering. 17 Su molti di questi argomenti, negli anni 70-90, la ricerca italiana più d’avanguardia, condotta in università e in centri come FUB, Olivetti, CSELT, ecc., produsse buone idee e risultati interessanti, che la nostra industria, sfortunatamente, non seppe adeguatamente valorizzare. Come già detto (cfr. [9, pp. 71-78]), il rischio che lo stesso accada per l’IA non è affatto trascurabile.
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