Rivista AEIT mar-apr 2024

Storia, attualità e futuro dell’IA cono i maestri buddhisti. Dunque, anche se il futuro non si può prevedere, se ne possono però determinare gli eventi. Il futuro è anche frutto di scelte consapevoli e realistiche. Il filo rosso che lega le idee ai progetti è la voglia di fare cose, di farle accadere, di forgiare plasmandola la visione che si ha del futuro. Qui sta il displuvio tra chi confida in un ottimismo deterministico, ma passivo, e chi agisce attivandosi in modo realistico. Senza una visione ampia, coesa e coerente non ci sarà però molto futuro. Benché non possiamo essere sicuri dei suoi esiti precisi, il cambiamento è dunque una certezza ineludibile. Se l’aggettivo proattivo non suonasse troppo di anglicismo pretenzioso, diremmo che l’atteggiamento corretto è quello proattivo, cioè anticipatorio, non certo quello passivo di aspettare e reagire quando è troppo tardi. Altre sfide etiche Le questioni di ordine morale possono essere sollevate, nei campi più disparati: basti pensare a temi sensibili quali DNA, OGM, origine e fine della vita, coscienza, libero vs. servo arbitrio, ecc. Un primo esempio, fra i molti possibili, è la ricerca esasperata in genomica di basi esclusivamente genetiche nei comportamenti dell’uomo con il conseguente risorgere di distopie dirette al controllo biopolitico. Una situazione questa in cui brilla anche l’assenza di voci regolatrici e da cui potrebbe rinascere in chiave attuale l’illusione della famigerata eugenetica, tanto in voga nella prima metà del secolo scorso. Potremmo addurre come altro esempio la neurobiologia della volontà, i cui studi e risultati più recenti sembrano addirittura inficiare il presupposto del libero arbitrio, con conseguenze dirompenti non solo sotto il profilo etico ma anche sul piano forense, legale e giudiziario. Oppure, in tutt’altro settore, potremmo ricordare il potere strategicodiagnostico nei confronti dei pazienti della vasta categoria di psichiatri e psicoterapeuti - dagli analisti ai terapisti sistemici. La questione del controllo diventa ancor più complessa nelle situazioni in cui si prevede la somministrazione di farmaci. Ulteriori considerazioni di ordine etico si presentano con le interfacce cervello-computer BCI (brain-computer interface) che, consentendo a impianti neurali umani di comunicare in modo bidirezionale con strumenti tecnologici, in particolare computer, pongono in primo piano la questione della neuroprivacy. E non solo: come il cervello può comandare e interagire con il computer, così in un prossimo futuro il computer potrà controllare i processi decisionali del cervello umano, una prospettiva, questa, che deve essere vagliata con attenzione, se non con preoccupazione. Un altro vasto settore applicativo che adotta strumenti di IA in tutte le sue sfaccettature è quello dei mercati finanziari. Questo campo, in cui la trasparenza non prende piede e che trabocca di black box, è scarsamente oggetto di giudizi etici e moralistici - forse perché “pecunia non olet”. Tuttavia, una maggiore attenzione critica da parte di politici ed enti regolatori sarebbe quanto mai opportuna, anche per evitare il rischio di bolle, appunto, finanziarie. Sugli ultimi esempi si dovrebbe ragionare e discutere criticamente con l’obiettivo di sviluppare pratiche di controllo. Se ne parla, invece, troppo poco e non abbastanza, in quanto si preferisce cavalcare l’onda dell’IA, nei confronti della quale il copione mediatico segue l’hype con la stessa precisione con cui un treno corre sulle rotaie infilandosi in galleria. D’altra parte, pur senza voler giustificare la disinformazione circolante nei media o nelle reti sociali, derivante da competenze tecnoscientifiche palesemente inadeguate o insufficienti, c’è obiettivamente da riconoscere la difficoltà, anche per gli addetti ai lavori, a districarsi nelle implicazioni etiche di temi sempre più vasti e ramificati. Conclusioni e prospettive Anche se gli elementi di riflessione precedenti fanno parte di un work in progress, e se quindi le conclusioni e le prospettive che suggeriamo non possono che essere provvisorie, riassumiamo qui i punti che consideriamo importanti e dai quali partire per lavori futuri. Riteniamo che il cambiamento sia la sola costante definita e che sia dunque opportuno, nonché ragionevole, affrontare l’era dell’IA con metodo (tecnoscientifico), disciplina e saggezza, aiutando la società a governarne gli impatti. Perciò, rifiutiamo l’idea che l’IA sia una tecnologia incontrollabile e siamo convinti che l’IA se ben governata - direttamente e nei suoi impatti su individui e sulla società - possa diventare motore propulsivo di un’economia e di un futuro sostenibile. Quando i problemi di natura prettamente ingegneristica o STEM (eventualmente, STEAM dove la “A” sta per Arts, come prima auspicato) escono dall’ambito tecnico ed entrano nella sfera mediatica, alimentata da una filosofia neoidealista prettamente continentale, e nella quale ognuno crede di avere titolo per dire la sua anche su questioni operative, le soluzioni purtroppo si allontanano. Posto ciò, è fondamentale evitare lo specialismo eccessivo: tecnoscienza e liberal arts devono tornare a dialogare strettamente, pur nell’ambito dei rispettivi statuti epistemologici. Esperti provenienti dalle discipline STEM (squalificate malignamente da Benedetto Croce come marzo/aprile 2024 25

RkJQdWJsaXNoZXIy MTA3MTUxMQ==