Rivista AEIT mar-apr 2024

In un’era caratterizzata da rapidi avanzamenti tecnologici e sviluppi nell’intelligenza artificiale, si pone con urgenza la questione delle distinzioni tra ciò che è genuinamente umano e ciò che è artificialmente creato. Questo scritto si propone di sondare le dimensioni semiotiche, culturali e filosofiche che tracciano una linea di demarcazione tra l’irripetibile unicità dell’essere umano e le sue imitazioni artificiali. Analizzando esempi significativi come i Mechanical Turk di Amazon, l’automa giocatore di scacchi denominato “Il Turco” e il moderno fenomeno dei deepfakes, ci addentriamo nell’esplorazione della semiotica dell’imitazione, l’unicità distintiva di entità umane rispetto a quelle non umane, e il ruolo dell’IA nel promuovere la diffusione di falsità nel digitale. Finti automi scacchistici Amazon Mechanical Turk offre una piattaforma di crowdsourcing che facilita l’esternalizzazione di compiti da parte di individui e organizzazioni a una rete globale di lavoratori capaci di eseguire queste mansioni in remoto, coprendo un’ampia gamma di attività, dalla semplice verifica di dati fino alla partecipazione a sondaggi e alla moderazione di contenuti. Questo sistema permette di utilizzare l’intelligenza collettiva per migliorare processi aziendali, potenziare la raccolta dati e spingere l’innovazione nell’apprendimento automatico. Il nome della piattaforma fa un riferimento ironico al “Turco Meccanico”, una macchina che si pretendeva fosse capace di giocare a scacchi (figura 1). Questo automa, realizzato nel 1770 da Wolfgang von Kempelen per stupire l’imperatrice Maria Teresa d’Austria, si rivelò essere una truffa ingegnosa, con un uomo nascosto al suo interno che manovrava il gioco. Nonostante le sue vittorie contro figure di spicco come Napoleone, il “Turco” non era altro che una messinscena. Questa storia offre uno spunto per riflettere sulla cultura digitale odierna, rispetto alla quale è necessario chiedersi se non sia pervasa da un analogo meccanicismo, dove ciò che è presentato come prodotto di IA potrebbe celare sforzi umani invisibili e sottovalutati, specialmente nell’addestramento di sistemi come ChatGPT. Il concetto dei “Mechanical Turks” di Amazon, per cui si assegnano compiti a lavoratori umani rimasti anonimi, ironizza sull’idea di una pseudoartificialità che nasconde una realtà di sfruttamento, spesso mal retribuito, nelle economie meno fortunate. Questa analisi sottolinea l’importanza di riconoscere e valutare eticamente il contributo umano dietro le quinte dell’intelligenza artificiale. Finti giocatori di scacchi La controversia Carlsen-Niemann offre un contrasto avvincente con lo storico automa di scacchi appena menzionato, “il Turco meccanico”. Nel settembre del 2022, durante la Sinquefield Cup, Magnus Carlsen, allora campione del mondo di scacchi, affrontò Hans Niemann (figura 2). L’inaspettata sconfitta di Carlsen e il suo successivo ritiro dal torneo scatenarono una protratta speculazione: molti interpretarono le azioni del campione come un’accusa di imbroglio nei confronti di Niemann. Questo incidente ha ribaltato la narrazione del Mechanical Turk: invece di un’intelligenza artificiale (IA) gestita segretamente da un umano, qui c’era un giocatore di scacchi umano, Niemann, sospettato di essere guidato o assistito da un’IA imbattibile durante una partita. Niemann ha ammesso di aver imbrogliato in passato negli scacchi online, ma ha negato di aver imbrogliato nelle partite alla scacchiera, compresa quella contro Carlsen. Chess.com, dopo il ritiro di Carlsen, ha bandito Niemann dalla sua 34 AEIT • numero 3/4 Distinguere l’umano L’articolo analizza come l’unicità umana, l’IA e l’imitazione si intreccino; discute inoltre delle implicazioni filosofiche di IA e falsità digitali, evidenziando l’importanza di comprendere questi concetti attraverso la semiotica, la disciplina che studia i segni, la significazione, e il senso Massimo Leone ISR-FBK, Centro per le Scienze Religiose - Fondazione Bruno Kessler; Università di Torino

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