Gli obiettivi fissati per il 2030 e il 2050 attraverso l’Accordo di Parigi del 2015 hanno portato l’Unione Europea a definire una strategia energetica comune per raggiungere elevati target di efficienza energetica negli usi finali dell’energia e degli edifici, promuovere l’uso di energia da fonti energetiche rinnovabili (FER) e regolamentare il mercato interno dell’elettricità. Da questi obiettivi è nato il Clean Energy Package per tutti gli Stati Membri che è stato approvato a maggio 2019: un insieme di quattro direttive europee e quattro regolamenti, che ha l’obiettivo di attuare la transizione energetica garantendo l’accesso all’energia pulita a tutti i cittadini europei. Successivamente, è emersa la necessità di aggiornare queste direttive nell’ambito del Green Deal europeo. La crisi seguita alla guerra tra Russia e Ucraina ha portato a una sostanziale volatilità dei prezzi del gas e ha spinto la Comunità Europea a varare un ulteriore piano, che prende il nome di REPowerEU, con un ulteriore incremento degli obiettivi di capacità rinnovabile, fino al 45% del mix elettrico, e la riduzione dei consumi di gas naturale. In Italia, le CER sono definiti da recenti decreti legislativi che consentono un’aggregazione virtuale delle utenze che la stessa cabina primaria alimenta. Inoltre, la comunità deve coinvolgere le neonate centrali FER che alimentano virtualmente i partecipanti. L’autoconsumo all’interno della comunità è promosso attraverso il calcolo della cosiddetta energia elettrica condivisa (cioè il valore minimo scelto tra l’energia consumata e quella prodotta). In base all’energia condivisa misurata, è versato alle comunità un contributo, identificato come la somma dei costi di trasporto evitati. Inoltre, nei prossimi 20 anni, ai gruppi di autoconsumatori sarà assegnata una tariffa premo incentivante per l’energia condivisa. Uno degli strumenti ritenuti idonei per raggiungere gli ambiziosi obiettivi prefissati è quello dei gruppi di autoconsumatori di energia, tra i quali i più noti sono le comunità energetiche, che da un lato favoriscono l’installazione di FER e, dall’altro, creano nei consumatori una partecipazione attiva e comportamenti consapevoli, che possono portare a un uso più efficiente dell’energia elettrica. Anche le comunità energetiche fanno parte della transizione dalla rete di distribuzione alla Smart Grid. Le CER nascono in vista di una crescente complessità di schemi di autoconsumo (collettivo e individuale) che mirano a rendere il cittadino o il consumatore sempre più attivo e autonomo dal punto di vista energetico. Una CER può offrire servizi ancillari alla rete o creare un beneficio economico collettivo che promuova iniziative e servizi utili a tutti gli attori del territorio. La normativa [1] definisce le caratteristiche che le comunità energetiche devono avere in termini di forma giuridica e di rispettivi soggetti. La normativa prevede che 30 AEIT • numero 5/6 Impatto tecnicoeconomico della diffusione delle CER Questo articolo valuta l’impatto delle Comunità Energetiche Rinnovabili (CER) sulla rete di distribuzione elettrica, concentrandosi sul caso studio di Terni. Al fine di valutare l’impatto delle CER, sono stati calcolati i flussi di potenza sulla rete, variando la composizione e il comportamento delle comunità energetiche Marco Antonio Bucarelli, Tommaso Bragatto, Angelo Curci, Marco Maccioni, Jacopo Dell’Olmo, Alberto Geri Dipartimento di Astronautica, Ingegneria Elettrica ed Energetica - Sapienza Università di Roma Marco Paulucci ASM Terni SpA
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